Edoardo Cialfi

Edoardo Cialfi

L’imminente

4 dicembre 2022 – 25 gennaio 2023

Il prossimo 4 gennaio dalle ore 17 allo Spazio Ulisse di Chiusi (Siena) verrà inaugurata la personale di Edoardo Cialfi “L’imminente”. La mostra proseguirà fino al 25 gennaio.

Saranno esposti due paesaggi, due grandi tele, tra gli ultimi lavori eseguiti dal giovane artista umbro. Vedute che rappresentano e reinterpretano scorci della Media Valle del Tevere. La tecnica usata per realizzarle è l’aerosol su tela (bombolette spray), che l’artista usa raggiungendo effetti sorprendenti; un’abilità tecnica strettamente legata al suo passato da writer e street artist.

I paesaggi di Edoardo sono anche il territorio nel quale è nato e tuttora vive, sovrastato e parzialmente celato dagli agenti atmosferici, nebbie o tempeste.

Edoardo Cialfi - L'imminente

Edoardo Cialfi

Edoardo Cialfi ha conseguito il diploma accademico di primo livello in Pittura e arti visive presso la LABA di Firenze. Attualmente sta ultimando il biennio specialistico in Pittura-Atelier Direction Mediazione Culturale dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Verona.⠀ Il suo percorso artistico ha avuto inizio nel 2008 come writer per poi approdare alla street art. È però in ambito accademico che ha deciso di spostare la sua ricerca da superfici murali a superfici più tradizionali come la tela.⠀

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Davide Silvioli, Edoardo Cialfi: rappresentazione e thâuma

Si tramanda che la nascita della filosofia, alle sue origini, sia correlata agli effetti del “thâuma”, termine del lessico greco antico ancora dibattuto per il suo significato, interdetto fra “meraviglia” e “paura”. Al di là delle questioni filologiche e semantiche, questa nozione comunica come l’attenzione, il pensiero e l’espressione umani vengano sollecitati dal confronto con l’esteriore; con l’altro da sé. Indipendentemente dalla qualità dell’emozione indicata da questa parola, quindi sia che si tratti di una sensazione più prossima alla meraviglia che invece di una maggiormente affine alla paura, persiste il fatto che l’interrogazione intellettuale, così come – di conseguenza – quella estetica, trova la propria scaturigine nella relazione fra il soggetto e il rispettivo contesto.

Sulla base di questa constatazione, è possibile ravvisare un rapporto con il circostante così delineato, dove armonia e inquietudine convivono, nel lavoro di Edoardo Cialfi, il quale elegge lo scenario eterno rappresentato dalla natura a territorio privilegiato del dialogo fra individuo e mondo; fra relativo e assoluto. La sua estetica, difatti, vede le proprie radici nella contemplazione del paesaggio, per poi tradursi sulla tela. Logicamente, non è solo tale dato a costituire motivo d’interesse critico ma, più in particolare, è come l’autore, in questo passaggio e tramite l’esercizio artistico, giunge a riformulare le peculiarità dell’ordine naturale, attraverso il filtro della sua sensibilità.

Nella riproposizione dell’artista, invero, la conversazione con la natura assume costantemente toni enigmatici, in cui la linea d’orizzonte è imperscrutabile, come a estromettere l’osservatore. Difatti, di fronte all’infinito naturale racchiuso nei perimetri delle sue opere, si avverte un velato senso di estraniazione. Il medesimo che, esattamente, si prova al cospetto dell’immensità di un ambiente sconfinato, da cui si è attratti ma, al contempo, da cui si è ontologicamente alieni. Non è un caso, a tal proposito, che la figura umana è sempre assente dai luoghi raffigurati, se non nella presenza timida di pochi artefatti. Cialfi, secondo tali accenti stilistici, persevera una valutazione della natura che manifesta analogie con l’interpretazione ereditata dal periodo romantico, laddove – senza tracimare nella rievocazione di un panismo banalmente retorico – essa viene resa al pari di un’entità mai completamente accessibile.

A partire da tali premesse, dall’osservazione della sua produzione, si riscontrano due orientamenti operativi portanti: un indirizzo che ritrae scorci colti come nella stasi del crepuscolo e un altro in cui il divenire degli enti di natura appare riprodotto come nel vivo di un moto vorticoso incessante. Nelle realizzazioni afferenti al primo novero elencato, si noti il modo in cui la superficie lavorata a spray restituisca – proprio grazie all’impiego di questa tecnica – la parvenza palpitante di un’atmosfera pulviscolare, che vede lo spettro del visibile sfumare verso i gradienti più indistinguibili delle scale del grigio, al punto che alba e tramonto divengono la stessa cosa; tutto sembra in procinto di dissolversi da un momento all’altro o di svelare il proprio mistero. Nell’altra classe di opere, l’ambientazione diurna apre lo sguardo alla visione delle forze fenomeniche della natura entro cui è iscritta la stessa esistenza individuale e il suo decorso. Qui, l’incedere minaccioso degli umori del cielo (Urano) si eleva sopra la terra (Gea) fino a fondersi, formando un sfera celeste che sovrasta impietosa il campo visivo dei quadri, tanto da far percepire la posizione di superiorità dell’ordine (Kosmos) degli elementi fondamentali e del loro ritmo, rispetto a cui chiunque è condannato a essere semplice spettatore.

Pertanto, il linguaggio praticato da Edoardo Cialfi ripristina la centralità che la ricerca artistica, storicamente, ha sempre attribuito alla categoria della natura, da un punto di vista teso a esplorarne l’essenza. In aggiunta a quanto appena descritto, è di interesse ulteriore registrare, infine, come egli esprima tale inclinazione tematica mediante la definizione di un alfabeto che richiede lunghe tempistiche d’attenzione per essere correttamente letto, in controtendenza a una contemporaneità assuefatta da un tasso di consumo visivo sempre più marcato e fuori misura.